Eng/Ita
I live in the suburbs of Rome, one of the largest and least dense cities in Europe, and one of my best friends since high school lives just a few steps away from my apartment; however, whenever we want to chat or spend time together, we get in the car and go seek shelter elsewhere, usually in the direction of the city center.
I adopted my dog, Tula, several years ago, and although walking her has never been a burden for me since I have had her, we have walked together through the streets of my neighborhood day and night, whatever the weather.
As the time spent outdoors with Tula increased, however, I began to detect a recurring element among the population of night walkers. I noticed more and more, that most people walking their dogs were often absorbed on their phones or exhibiting easily interpretable behavior showing they’d rather be doing something else than walking on empty streets or dark parks at night. Yet these people had voluntarily chosen their condition of nighttime discomfort in order to have a break from their daily domestic routine. Is this then a sufficient condition for adopting a dog?
I belive that most of them did not want to be out there at all but that that kind of occupation was a consequence of the fact that the environment (their neighborhood) did not allow them to express their leisure time in any other way.
Simply put, their neighborhood didn’t have bars, restaurants, pubs, clubs, cinemas, stores that animate the city by day and night time. All things that the old-growth cities still have and which makes us so interested when we go visiting city centers but in order to have all that you need to have an urban “soil” fertile enough to allow local businesses to thrive. It’s quite easy and logical really, in order to have healthy business, you need people on the streets walking at different times of the day, which implies density (for quantity of people) and variety on building uses (for having busy streets at different times of the day). If we had a perfect replica of city centers life in our distant periphery, I bet the center would easily lose a lot of attraction power.
Somewhere in the last century urban planning became a profession, many theories were postulated, some of which were adopted and employed by city governments around the world and the tangible results of which, we see today expressed in areas of new expansion, especially in the suburbs of the 20th century.
To answer the car revolution and to test new ideas, urban planners and politicians took out of the city recipe a lot of mixed-use buildings ( local conservations laws helped in hindering this versatility) and lowered the density to allow room for bigger streets and green space, which is most of the time unplanned and unkept. So trying to fix and implement few things they broke many others.
Thus suburbs today tend to have separate uses, so that for example, a 5-story building might be exclusively residential or exclusively office in nature, in other words "monoculture planning" repeated at a larger scale, with entire streets selectively designated for this or that use.
How could bars, restaurants and shop survive if they have just to rely on people reaching them with cars from other neighborhoods? Not every shop has that unique raison d'être that makes you mark it down on your map and travel 20 minutes to half an hour to get that unique product.
Going back to dogs, my theory, certainly untested, is that the increase in the dog population is mostly related to an attempt to fill the lack of opportunity with something else, mostly a distraction, sometimes to the detriment of both animals and people.
I bet that if cities were built on the same principles as in the past, thus becoming more vibrant, there would be fewer dogs around, and that would not be a bad thing at all, since many more would be adopted out of love for them and not to replace a void that the modern city is not able to address.
In short :
suburbs are an incomplete evolution of the traditional city model; they are often built without the means to support healthy activities and the life of local businesses.
People have little time and energy available for their "social" activities and therefore the range of distance for leisure activities is very short.
If their environment offers no opportunities for social recreation or vitality, a very common adaptation is the purchase of a dog.
Dogs are used as an excuse or a self-constituted alternative for spending time outside one's home.
So the more owners there are walking the evening streets in a given area, the less vital and active the latter.
Testo Italiano
Il cane e la città
Vivo nella periferia di Roma, una delle città più grandi e meno dense d’Europa e uno dei miei migliori amici dai tempi del liceo abita a pochi metri di distanza dalla mia casa; tuttavia ogni volta che vogliamo scambiare due chiacchiere o passare del tempo insieme, saliamo in macchina e andiamo a cercare riparo altrove, di solito nella direzione del centro cittadino.
Ho adottato il mio cane, Tula, diversi anni fa e sebbene portarla a spasso non sia mai stato un peso per me, dal momento che l’ho avuta, abbiamo passeggiato insieme per le strade del mio quartiere giorno e notte, in qualunque condizione atmosferica. Man mano che il tempo trascorso all'aperto con Tula aumentava, ho tuttavia iniziato a individuare tra la popolazione dei camminatori notturni un elemento ricorrente. Notavo sempre di più, che la maggior parte delle persone a spasso con il proprio cane era spesso assorta al telefono o mostrava un comportamento facilmente interpretabile che avrebbe preferito fare altro piuttosto che camminare su strade vuote o parchi bui di notte. Eppure queste persone avevano scelto volontariamente la propria condizione di disagio notturno, pur di avere una pausa dalla loro routine domestica quotidiana. È dunque questa una condizione sufficiente per l’adozione di un cane?
È probabile che la maggior parte di questi non volesse affatto stare lì fuori ma che quel tipo di occupazione fosse una conseguenza del fatto che l'ambiente (il loro quartiere) non permettesse loro di esprimere altrimenti il proprio tempo libero.
In poche parole, nel loro vicinato non c'erano bar, ristoranti, pub, cinema, negozi o più genericamente locali, che animano la città di giorno e di notte. Tutti elementi che i centri città di edificazione non recente conservano con una certa vitalità e che rendono le nostre passeggiate o serate in centro così piacevoli; per avere tutto questo è necessario avere un "suolo" urbano abbastanza fertile da permettere alle imprese locali di prosperare. Il concetto è abbastanza semplice e logico: per avere un'attività commerciale sana, c'è bisogno di persone per le strade che camminano in momenti diversi della giornata, il che implica densità (per la quantità di persone) e varietà negli usi degli edifici (per avere strade trafficate in momenti diversi della giornata). Se avessimo una replica perfetta della vita dei centri urbani nella nostra lontana periferia, scommetto che il centro perderebbe facilmente molto del suo potere di attrazione.
Nel secolo scorso la pianificazione urbana è diventata prima una disciplina materia di studio, poi una professione, sono state formulate molte teorie, alcune delle quali sono state adottate e impiegate dai governi delle città di tutto il mondo e i cui risultati tangibili sono oggi visibili nelle aree di nuova espansione, soprattutto nelle periferie del XX secolo.
Per rispondere alla rivoluzione dell'automobile e per sperimentare nuove idee, gli urbanisti e i politici hanno tolto dalla ricetta che identificava la città preindustriale molti edifici ad uso misto (le leggi locali sulla conservazione hanno contribuito a ostacolare questa versatilità impedendo a molti edifici di cambiare la propria funzione originale) e hanno abbassato la densità per lasciare spazio a strade più grandi e a spazi verdi, talvolta non pianificati e di difficile cura. Cercando di sistemare ed integrare nuovi elementi di città, se ne sono rotti diversi altri.
Così le periferie oggi tendono ad avere destinazioni d'uso separate, per cui ad esempio, un edificio di 5 piani potrebbe avere una natura esclusivamente residenziale od esclusivamente ad uso ufficio, in altre parole una "pianificazione a monocoltura" che si ripete a scala più grande, con intere strade selettivamente destinate a questo o quell'altro uso.
Come potrebbero sopravvivere bar, ristoranti e negozi se dovessero contare solo sulla possibilità di essere raggiunti in auto da altri quartieri? Non tutti i negozi hanno una ragione d'essere unica che spinge ad attraversare una città per recarcisi; di certo questo non avviene per le attività di cui usufruiremmo quotidianamente.
Tornando ai cani, la mia teoria, di certo non verificata, è che l'aumento della popolazione canina sia per lo più legato al tentativo di colmare la mancanza di opportunità con qualcos'altro, per lo più una distrazione, a volte a scapito sia degli animali che delle persone.
Scommetto che se le città fossero costruite con gli stessi principi del passato, diventando così più vivaci, ci sarebbero meno cani in giro, e questo non sarebbe affatto un male, dato che molti altri verrebbero adottati per amore di loro e non per sostituire un vuoto che la città moderna non è in grado di colmare.
In breve :
le periferie sono un'evoluzione incompleta del modello tradizionale di città, sono spesso costruite senza i mezzi per sostenere attività sane e la vita delle imprese locali.
Le persone hanno poco tempo ed energia a disposizione per le loro attività “sociali” e dunque il raggio d’azione di svago è molto ridotto.
Se il loro ambiente non offre alcuna opportunità di svago sociale o vitalità, un adattamento molto comune è l’acquisto di un cane.
I cani sono usati come scusa o come alternativa auto costituita per passare del tempo al di fuori della propria casa.
Dunque più cani e padroni ci sono a passeggio di sera in una data area, meno vitale e attiva è quest’ultima.
Really good points!👏🏻👏🏻